La Regina saputolo manda a prenderli; li fa mettere in forno e ne dà da mangiare ogni dì al principe. Quando la Regina manda a prender la nuora, ella che è vestita della veste a sonagli, è udita dal marito, che è in tempo per salvarla, e inforna la regina sua madre.
Tutta la novella è una variante della 3, e meglio della 4 delle Sic. Märchen della GONZENBACH: in quella i figli sono T'amu e T'amai, e quando Maruzzedda, la madre, va a morire, grida: T'amu! T'amai! T'amirò! in questa, Anna, anch' essa madre, dimanda:
«Figghiu mio Suli, figghia mia Luna,
Chi fa donn'Anna sula?»
Perfettamente eguale è il tratt. 5 della giorn. V del Cunto de li Cunti: Sole, Luna e Talia: «Talia morta pe na resta de lino, e lassata a no palazzo, dove capitato no Rè 'nce fa dui figlie, la mogliere gelosa l'ha nelle mano, e commanda che li figlie siano date a mangiare cuotte a lo patre; e Talia è liberata da lo Rè, facenno iettare la mogliera a lo stisso fuoco apparecchiato per Talia.»
Una versione fiorentina è Il Re che andava a caccia, XV della Novellaja fior. dell'IMBRIANI. I figli sono Rosa, Fiore e Candida, e la madre grida:
«Rosa, Fiore, Candida,
Tu m'hai trafitto l'anima:
Candida, Rosa e Fiore,
Tu m'hai trafitto il core.»
Mutati i nomi e qualche circostanza, il fondo di questa novella è negli Ecatommiti di G. B. GIRALDI, II, 2: «Oronte allevato in basso stato ama Orbecche figliola del re di Persia; la piglia per moglie, ed ambidue fuggono in Armenia. Il re, fingendosi rappacificato, gli richiama coi figliuoli a casa: venuti che sono, egli uccide Oronte, e i figliuoli, e gli offerisce morti ad Orbecche.
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