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Una versione toscana è nella Novellaja fiorentina dell'IMBRIANI, n. XX, Oraggio e Bianchinetta; una tirolese nelle Märchen und Sagen dello SCHNELLER, n. 22: Das Mädchen mit den goldenen Zöpfen (La ragazza delle trecce d'oro). Qualche punto di riscontro si trova nel Pesse-can, n. 2 delle Fiabe pop. veneziane del BERNONI.
Il principio è simile per una parte a quello di Florindo, numero VI, e per un'altra a quello del Guanto d'oro, n. X delle Novelline di S. Stefano del DE GUBERNATIS. Per le male arti della regina a danno di Cicerone vedi STRAPAROLA, notte IV, fav. 1, ove la moglie del Re di Bitinia mette a pericolo la vita di Costanza. Questa favola, a chi bene la guardi, offre un fondo simile a quello del Ciciruni. Nel Decamerone del BOCCACCIO, giorn. X, nov. V, Dianora dimanda ad Ansaldo il quale l'ama che le faccia di gennaio un giardino a fiori come di maggio; ed egli per forza di negromanzia glielo fa in pochi dì.
Nella raccolta della GONZENBACH, vol. I, pag. 234, le oche cantano così:
«Qua, qua, qua,
Di la marina semu vinuti,
E la soru di Quaddaruni,
Chi è cchiù bella di lu Suli
Granu e òriu ci ha datu a mancià.»
Nel Cunto de li cunti, pag. 497:
«Píre, pire, pire,
Assai bello è lo Sole co la Luna,
Assai chiù belle è chi coverna a nui.»
Nella Novell. milanese, pag. 176:
«Crò crò,
Dal mar venghiamo,
D'oro e perle ci cibiamo.
La sorella d'Oraggio è bella
È bella come il sole;
Sarebbe bene al nostro padrone».
Nelle Märchen und Sagen dello SCHNELLER, pag. 184:
«Siamo state alla riva del mare,
Abbiamo mangiato, abbiamo bevuto,
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