Un re di Baviera ordina, pena l'esilio, a' suoi sette figli che uccidano le proprie mogli. È fatto, ma Beppino, ultimo di essi, nol fa, e fugge colla moglie da lui teneramente amata. Trionfa di 24 briganti coi quali s'incontra, e de' quali va ad abitare il palazzo. Un brigante rimasto semivivo è curato dalla moglie di Beppino, e guaritolo vuol prenderlo in isposo. Un giorno si finge un dolore; ci vuol l'acqua di Roccarimera: Beppino parte per l'acqua. Una principessa fatata gli dice il da fare, e lo avverte che quand'egli, presa l'acqua, vorrà darla alla moglie, il brigante lo ucciderà a tradimento; dimandi la grazia d'essere attaccato alla coda del cavallo; esso lo trascinerà a lei; ella lo tornerà in vita.
Tutto va a capello. Resuscitato, la principessa deve sposarlo, ma per ottenerla deve egli muover guerra al re padre di lei. Beppino diventa imperatore, e così va a trovar l'antica moglie col drudo, e, lui uccidendo, lei acceca. Torna al padre in Baviera, ed è felice colla principessa già fatata.
Un perfetto riscontro è in GONZENBACH, n. 26: Vom tapfern Königssohn (vedi la nota del Köhler a questa novella). Una versione di Monteù da Po è Leopoldo dël cavè d'ör nelle Novelle pop. piem. dell'ARIETTI, ove il drudo della madre di Leopoldo è un gigante, che consiglia e persuade lei a rovinare il figliuolo fortissimo strappandogli, ragione di sua potenza, il capello d'oro ch'egli ha in testa. Così il gigante lo acceca, e lo precipita da una rupe; raccolto da un oste, e mandato giorno per giorno a udir messa, è curato coll'acqua santa, e riacquista la vista, mentre cresciutigli i capelli, Leopoldo si vendica del triste gigante.
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