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Narrazione e versi son citati anche da C. CANTÙ, (Storia degli Italiani, VIII, XCI, not. 39). Primo gli aveva citati FAURIEL (Dante et les origines de la langue italienne, Paris, Durand, II, lec. XVI) senza però accennare alle fonti. Nel 1861 il DE BLASIIS, (Vita di Pier della vigna, pag. 209) li riferiva quasi come parte di novella di frate Jacopo d'Aqui; la cui relazione in dialetto subalpino (intendiamo de' versi) secondo G. CARDUCCI (Cantilene e Ballate, Strambotti e Madrigali nei secoli XIII e XIV, Pisa, Nistri, 1871, pag. 28), non parrebbe la forma originale della meridional tradizione.
L'avventura, nota A. D'ANCONA nella sua prefazione alla Leggenda di Sant'Albano, prosa inedita del sec. XIV ecc. (In Bologna, presso G. Romagnoli 1865), pag. 24-26, è assai più antica del sec. XIII, dacchè si trova con poche varietà di forme nel Syntipas greco e nel Mischlé Sendabar ebraico (v. LOISELEUR, Essai sur les fabl. indien. 97) nonchè nei Sette visir in turco (v. Mille et un jours, ediz. LOISELEUR-DESLONGCHAMPS pag. 289). È notevole poi, che questa narrazione, che si legge anche nel Milo di MATTHIEU DE VENDOME (v. Hist. litter. de la France, XXII, 55) sia da BRANTÔME (Vie des dames galantes, II) riferita come un'avventura accaduta al Marchese di Pescara. I versi arrecati da Brantôme sono i seguenti:
Dama:
«Vigna era, vigna son,
Era podata, or più non son;
E non so per qual cagionNon mi poda il mio padron.»
Marito:
«Vigna eri, vigna sei,
Eri podata, or più non sei;
Per la granfia del leon,
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