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      L'abate si chiama: «Abbaa che mangia e bev senza pensà.» I dubbi del re sono tre: Quante stelle è in cielo; Quante braccia di corda ci voleva per andare in cielo, e Che cosa pensava egli. — Il cuoco li scioglie invece dell'abate suo padrone con queste risposte: «1. Ch'el cunta sti pel de st'asenin chì, ch'el savarà quanti stell gh'è in ciel.» 2. «Ti, ciappa la corda de andà su finnà in ciel e poeu de vegnì giò e cuntà quanti brazza eren.» «3. Lu, el pensa che mi sia on abbàa e invece sont el coeugh e gh'hoo chi la cazziroeula de fagh provà el brod.»
      Questa novella è in SACCHETTI, n. IV: «Messer Bernabò signore di Melano comanda a uno abate, che lo chiarisca di quattro cose impossibili: di che uno mugnaio, vestitosi de' panni dello abate, per lui le chiarisce in forma, che rimane abate, e l'abate rimane mugnaio.» I dubbi sono: «Quanto ha di qui in cielo; Quant'acqua è in mare; Quello che si fa in inferno, e Quello che la mia persona vale.» Le risposte sono date con tanta asseveranza che Bernabò dimanda come ha fatto egli, l'abate (finto), ad appurar tante cifre, ed egli: Che se le vada verificare. Per l'inferno dice che si squarta ed attanaglia come fa lui; e la sua persona va 29 danari, un danaro meno di G. Cristo.
      Il dubbio 1o è consimile al 1o del Monsignore, leggenda siciliana (Vedi PITRÈ, Canti pop. sic., n. 942); su di che leggi l'articolo di F. LIEBRECHT nelle Gött. gel. Anzeigen del 1871, pagina 663-64. In forma di semplice dimanda lo stesso dubbio è nella nostra V, e nella Stella Diana della Nov. mil. dell'IMBRIANI.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Secondo
di Giuseppe Pitrè
pagine 388

   





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