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      (207) Questa qui è la prima delle novelle raccontatemi dalla Agatuzza Messía.
      (208) Non potendo pagare il fitto della casa. Lièri, in Pal. luéri o luéru, è il francese louer, affittare. È tradizionale in Sicilia una stampa a lettere cubitali che si mette per appigionasi nelle case vuote: «Casa grande di luero con acqua corrente.»
      (209) Una soffitta sotto un portone. Dammusu, volta fatta per lo più a legname.
      (210) Cammin facendo li colse una tempesta. Attuppari, in Pal. 'ntuppari, capitare.
      (211) Pòzzitu, comp. di due voci: pozzi tu, possa tu.
      (212) Possano le tue guance diventare due mele appiole.
      (213) Le chiese dov'era stata, e appena parlò, l'alito (suo era così puzzolente che) facea morire.
      (214) La Marchisa, ecc. La marchesa volle infinocchiarlo con dirgli che per la strada le aveano fatta una magaría.
      (215) E si fici dui canisca ecc. E si fece due canestre, le riempì di rose e fiori e disse al vecchio: «Andate sotto il balcone del re e poi dite (gridate) che le vendete per occhi.» II vecchio così fece, e appena gridato, si vide chiamato dalla signora, la quale se le prese e gli diede un occhio.
      (216) Raccolto da Mattia Di Martino.
      (217) Munnidduzzu dim. di munneddu, antica misura di capacità.
      (218) Munnizzedda, tirricedda dim., di munnizza (immondezza), e di terra.
      (219) Piducchieddi, ec, dim. di pidocchi, lendini, cristiani (uomini).
      (220) Domanda la Mammadraga.
      (221) La più vecchia, la più logora, la peggiore.
      (222) A dimandarle di tutte le cose.
      (223) La vestì da brutta servaccia, da fantescaccia.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Secondo
di Giuseppe Pitrè
pagine 388

   





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