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      (224) Intendi che se ne risalì dal pozzo la brutta e invidiosa ragazza.
      (225) Raccontata da Rosa Brusca.
      (226) Vedi per la spiegazione di alcune parole la novella XVI.
      (227) Sòlitu per soldu, soldo. Si ricordi la voce solidus, come antica moneta.
      (228) Sor maestro, mi volete voi mettere un paio di mezze suole alle scarpe?
      (229) Cangieddu, in vari paesi della provincia di Trapani anche cancedda, specie di grande cesta da trasportare oggetti, cestone.
      (230) Si 'mbristà' ecc. si fè dare ad imprestito un piccolo tavolo per farsene il deschetto (da calzolaio).
      (231) Pi cunzaturi, (da servirsene) per acconciature, per rattoppature, cuciture ecc.
      (232) Fiscari, fischiare; in Palermo friscari.
      (233) E cadi che con me siamo due (facciamo due).
      (234) Si mintinu ecc., si misero a ballare in mezzo la casa, e si mettono...
      (235) E ballavano tutti, e la vecchia il conto (la ripetizione della canzone de' pupi) facevalo lento (male, di mala voglia).
      (236) Fingiti morto.
      (237) Si riempie il berretto, le tasche, il petto.
      (238) Raccontato da maestro Vincenzo Midulla.
      (239) In questo punto.
      (240) Schirrari, della parlata, per sfirrari, sferrare; andar via a precipizio, e come disperato.
      (241) Truvau ecc. Trovò una grotta piena di macchie, e siccome era già abbuiato vi si ficcò dentro.
      (242) N'àutru cci cuntau ecc. Un altro gli narrò che avea fatto incagliare ('mpingiri, fermare, arrestare) una lisca di pesce nella gola.
      (243) Ci vuonnu ecc. Ci vogliono tre stille di granelli d'agresto della pergola che è nella sua finestra.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Secondo
di Giuseppe Pitrè
pagine 388

   





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