(353) Monte Pellegrino, a due miglia da Palermo, verso tramontana, ov'è un santuario di S.a Rosalia.
(354) Cannaruzzedda, plur. di cannaruzzeddu, che è dim. di cannarozzu, gola.
(355) E se ne corse a raggiungere presto i padroni.
(356) Sdirrubbatizzu, pegg. di sdirrubbatu, rovinaticcio.
(357) Suo padre, il padre della povera Ervabianca.
(358) Ogghialureddu, dim. d'ogghialuru, utello, boccetta da serbarvi olio.
(359) Alì tremava come un merlo, a verga a verga.
(360) Raccolta dal Pardi.
(361) Proverbio comunissimo.
(362) Ogni Grande di Corte accompagnato da un pittore, ma di quelli proprio maestri.
(363) Qual'è dunque lo scopo della vostra venuta?
(364) Ma è ben difficile il vederla.
(365) Vedi la Panza chi parra, vol. I, pag. 61, nota 6.
(366) L'avviso (del matrimonio e della partenza era già stato) dato.
(367) Ebbe per lei la più viva simpatia. Per li voce spavintusu vedi la nota 2 di pag. 352, vol. I [nota 1301 nell’edizione elettronica Manuzio].
(368) Figlio mio, tu sei già arrivato ove dovevi (non hai nulla a desiderar di meglio; hai trovata la donna che potevi desiderare).
(369) Notisi se nei discorsi che avvengono alla giornata per queste ed altrettali circostanze della vita si parli differentemente de' nostri personaggi.
(370) Sulla suocera e la nuora nelle tradizioni popolari siciliane vedi il mio scritto: La suocera e la nuora nelle Ore del popolo di Palermo, anno I - (1867).
(371) Ma come il diavolo (vedi vol. I. pag. 404, nota 1 [nota 1442 nell’edizione elettronica Manuzio]) va cercando di mettervi la coda.
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