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      (387) E la vecchia vomitò (riferì, narrò).
      (388) Al Principe vennero lì per lì i sentimenti. (Tornò subito in sè stesso).
      (389) E il Milordo inglese fu condannato alla guigliottina.
      (390) Raccontato dalla Messia.
      (391) Era sveltissimo, prontissimo d'ingegno. Vedi a pag. 161, nota 1 [vedi nota 380 nell'edizione elettronica Manuzio].
      (392) Notisi che nel popolo uno dei maggiori pregi di un uomo d'ingegno è la buona calligrafia (lu bonu carattari); il che appariste non solo da questa ma anche dalla novella precedente.
      (393) E voi potrete dormire col capo tra due guanciali.
      (394) Il Re di Spagna lo accolse con molte distinzioni, e lo fece cominciare a scrivere.
      (395) Calunnia, pel popolo quasi sempre significa: causa, ragione, appicco.
      (396) Spinnu, s. m. vivo desiderio; da spinnari, spirarsi dal desiderio.
      (397) Non volle veder altro.
      (398) Bravu, Maistà! ecc. «Evviva (detto di D. Giuseppe), o Maestà! E questo qui (e codesto vostro segretario) è l'uomo dabbene! E questo è quel D. Giuseppe, di cui V. M. non si stanca mai di lodar la bontà!.. Chi sa costui con chi se la intende, e V. M. va matta per lui!»
      (399) Lodandola a più non posso. Fari la scuma a la vucca, lodare grandemente (quasi dal tanto parlarne abbondi la schiuma in sulla bocca).
      (400) Jiri cu li jidíta 'nta l'occhi a unu, letteralmente, andare colle dita negli occhi d'uno, cioè contrariarlo, invidiarlo, cercar sempre di cogliergli cagione addosso per rovinarlo.
      (401) Io, chista ecc. «Io la conosco codesta donna; e ho avuto a far con lei.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Secondo
di Giuseppe Pitrè
pagine 388

   





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