(557) La gnora Francesca smollava e insaponava i panni; Sfortuna li lavava e risciacquava.
(558) E manda Sfortuna dicendole che dia alla vecchia il bucellato, e poi se la prenda colle buone.
(559) Era uno scatolino come questi ove si mettono i zolfanelli.
(560) Fa chiamare colui cui erano state spillate le botti del vino.
(561) Raccontata dalla Messia.
(562) Cuticchiu, o cuticchia, pietra, ciottolo.
(563) Un giorno, essendo senza un quattrino in tasca ed affamato (dispiratùni) uscì fuori la porta della città.
(564) Vajana, guscio ove nascono i legumi, baccelli.
(565) Mignanu, testo bislungo e a più facce.
(566) Compare, gli dice Don Giovanni: pel nostro comparatico non mi avete a negare un favore. - Vedi vol. I, pag. 73 nota 4 [nota 581 nell’edizione elettronica Manuzio].
(567) Fimmina, donna di servizio, fante.
(568) Questa signora (che è entrata adesso - dimanda D. Giovanni alla padrona dei magazzini) che è a Lei? (le è forse parente?)
(569) Ricôtu e ricôta, ricolto, ricolta.
(570) Lu scialabajoccu, lo scialo continuato.
(571) Ninfa, lumiera.
(572) Sappitela guardare.
(573) Raccontata dalla Messia.
(574) Questa novella è di Capaci, la cui parlata è curiosa più che per altro per l'accentuazione ed il tono. È superfluo il dire che i segni grafici non riescono a rendere quelle modificazioni eufoniche e glottiche.
(575) Ciorta o sciorta, sorta.
(576) Giuvannuzza, dim. di Giuvanna, qui detto della volpe. Vedi PITRÈ, Antichi usi e tradiz. pop. sic. nella festa di S. Giov. Batt., pag. 19, (Pal. 1872).
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