(622) Sustari, riuscir di molta noia, peso e fastidio.
(623) Ziccaffritta, e come registrano i vocabolaristi (a' quali, peraltro, mancano molte e molte delle voci e frasi che vengo spiegando) zicca frittula, add. di persona avara, sordida.
(624) 'Mpiccicari, appiccicare, attaccare.
(625) Resti invitato a pranzo qui da me per l'entrante settimana (da qui ad otto giorni).
(626) La narratrice qui ricorda la foggia di vestire de' guardaporta, livrea lunga fino a' piedi, e mazza con gran palla in cima.
(627) 'Mpassulutu, come rinfichito, allibito.
(628) Assaccuna, m. plur., il boccheggiamento di chi muore.
(629) È proverbio comunissimo: Li dinari di l'acculicchiaturi (o di l'avaru) si li mancia lu sfraguni. (Acculicchiaturi, colui che per frode, o per ingordigia, s'appropria l'altrui o se lo nasconde; sfraguni, sciupone).
(630) Raccontato dalla Messia.
(631) Furnicía, lo stesso che firnicía, sollecitudine, affanno per qualche cosa.
(632) Agli angoli della camera.
(633) Olà ecc. Queste parole sono, come si vede, della lingua nobile; fatto assai frequente negli intercalari delle novelline di ogni dialetto. Vedi nella Novellaja milanese dell'IMBRIANI, le nov. III, IV, ec.
(634) Ca ci fici ec. Gli fece il broncio, perchè volea appigionata un'altra casa.
(635) Appena cominciò a parlare con petulanza (linguiari, lingueggiare), il marito la picchiò per bene. Sulfati, da solfa, sulfiari (bastonare, batter la solfa) e sulfata (bastonata).
(636) Raccolta dal sig. Vincenzo Gialongo.
(637) Il santo patrono di Ficarazzi, ove è stata da me raccolta questa fiaba, è S. Atanasio: ecco perchè malti uomini e donne si chiamano con questo nome.
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