(732) 'Un putennu, non potendo, invece 'un putía, non potea, non rifiniva mai.
(733) Scriviamoci tutti (facciamo de' polizzini, e li sorteggiamo).
(734) L'indomani si sorteggiarono questi due polizzini.
(735) Tratto nella sua semplicitā pietosissimo.
(736) Un quarto del corpo lo appesi.
(737) Il mio (racconto).
(738) Signuri, si suol dire indistintamente anche quando si parli a donne, ma sempre quasi in una maniera sbadata. Qui potrebbe parer detto a tutti gli uditori.
(739) Teso, disteso.
(740) Il fondacale.
(741) Il garzone.
(742) Egli č bene assonnato, dorme profondamente.
(743) Cafuddari, dar fortemente, percuotere.
(744) Sonnu, qui tempia.
(745) Ad attendere che facesse giorno.
(746) E vede tutto questo (Cotta di meli d'apa, propr. cotta di miele d'ape).
(747) Mi č stata raccontata da Rosa Vārrica.
(748) Assuppava, vi riflettea sopra.
(749) Supranīari, sovraneggiare, dominare.
(750) Quasi (tagliate) a picco, lisce, senza un cespuglio di ampelodesmo.
(751) Uno scivolone come va fatto (terribile), ed era un' altra volta daccapo.
(752) Macchie li qua, macchie di lā, fenditure, dirupi e ceppi quanto una montagna.
(753) E chissu č nenti etc. E questo č nulla (č poco): il buio s'affettava col coltello: i lupi si avventavano come arrabbiati ora a lui, ed ora al cavallo; egli cacciava, e per quanto corresse e saltasse macchie e macigni, e si sprofondasse tra gorghi d'acqua ben grandi, era sempre ad un punto. (Nachi tanti, parole che si accompagnano con la mano alzata dal terreno, il palmo in basso, per significare l'altezza, e qui la profonditā).
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