(791) Il narratore usa molto di questo vocabolo.
(792) Allazzaratu, col viso d'un Lazzaro quatriduano, pallido, smunto.
(793) Cristianu, qui uomo scaltro, avveduto, valente, ardito.
(794) Domani lo inviterò.
(795) Livari di sòria o di 'nsòlia, distogliere da un proposito, ecc.
(796) Ma egli, forbici lì, ostinato - Intorno al Forfici fôru vedi in questa raccolta la tradizione collo stesso titolo.
(797) Reticenza di bestemmia siciliana, nella quale si vorrebbe santificare il demonio, e si dice: Santo non so chi! - Santiari, bestemmiare.
(798) Se l'amico è veramente goloso, s'ha ad ardere.
(799) Fatu, fata maschio, indovino.
(800) Ammacchiàrisi, nascondersi in una macchia.
(801) Bennu per beddu, della parlata.
(802) Arripitàri, piangere il morto, far corrotto; da rèpitu; di che vedi il recente scritto di SALOMONE-MARINO: Le Reputatrici in Sicilia.
(803) Esce e s'avvia al paese con quella redinata di animali carichi alle mani.
(804) Ma con questo pretesto quel sedicente Cavaliere non s'allontanava dalla bottega.
(805) L'appuntamentu del matrimonio è la prima entrata che fa lo sposo nella casa della sposa, nella quale si stabilisce il matrimonio avvenire.
(806) Cafisia, testa, cervello, giudizio.
(807) Li 'mmùrdunu ecc. Li legano per bene, e l'indomani li guastarono (li uccisero) tutti.
(808) Raccontato da Vito Guardalobene pescatore, e raccolta dal sig. Giuseppe Patiri, Autore del racconto storico siciliano Pieruccio Gioeni (Palermo, 1872).
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