Ancora v'à le piú belle asine del mondo, che vale l'una ben 30 marchi d'argento, che bene corrono e ambiano. Gli uomini di questa contrada menano questi cavagli fino a due cittade che sono sopra la ripa del mare: l'una à nome Achisi e l'altra Acummasa; quivi sono i mercatanti che li menano in India.
Questi sono mala gente: tutti s'uccid[o]no tra loro, e se non fosse per paura del signore, cioè del Tartaro del Levante, tutti li mercatanti ucciderebboro.
Quivi si fa drappi d'oro e di seta; e quivi àe molta bambagia, e quivi àe abondanza d'orzo, di miglio e di pan(i)co e di tutte biade, di vino e di frutti.
Or lasciamo qui, e conteròvi de la grande città d'Iadis tutto suo afare e suoi costumi.
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Della città di Iadis.
Iadis è una cittade di Persia molto bella, grande, e di grandi mercatantie. Quivi si lavora drappi d'oro e di seta, che si (chi)ama ias[d]i, e che si portano per molte contrade. Egli adorano Malcometto.
Quando l'uomo si parte di questa terra per andare inanzi, cavalca 7 giornate tutto piano; e non v'à abita[zione] se no in tre luoghi, ove si possa albergare. Quivi àe begli boschi e piani per cavalcare; quivi àe pernice e cuntornici asai. Quindi si cavalca a grande solazzo, quivi àe asine salvatiche molto belle.
Di capo di queste 7 giornate àe uno reame ch'à nome Creman.
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Del reame di Creman.
Creman è uno regno di Persia che solea avere signore per eredità, ma poscia che li Tartari lo presero, vi màndaro signore cui loro piace. E quivi nasce le prietre che si chiamano turchies[ch]e in grande quantità, che si cavano de le montagne; e ànno [vene] d'acciaio e d'andan(i)co assai.
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