Alora si levò un barone e disse ad Argo: «Messer, ciò che voi avete ditto, tutto si è verità, ma sí voglio dire questo: ch'a me sí parebbe che si mandasse ambasciadori al soldano per sapere la cagione di quello che fae e per sapere quello che vòle». E sí fue fermo di fare. Quando ebbero cosí fermato, ed eglino sí fecero due ambasciadori ch'andassero al soldano ad isporregli queste cose, come tra loro non dovea essere battaglia, perciò ch'erano una cosa, e che 'l soldano si dovesse lasciare la terra e renderla ad Argo.
Lo soldano rispuose a li ambasciadori, e disse: «Andate ad Argo, e sí li dite ch'io lo voglio tenere per nepote e per figliuolo, sí com'io debbo», e che li volea dare segnoria che si convenisse, e che stesse sotto lui; ma non volea ch'egli fosse segnore: «e se cosí non vòle fare, sí li dite che s'aparecchi de la battaglia».
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Argo, quando ebbe intesa questa novella, si ebbe grande ira, e disse: «Non ci è da dire piú nulla». Allora si mosse con sua gente, e fue giu(n)to al campo dove la battaglia dovea essere. E quando furono aparecchiati l'una parte e l'altra, e li naccari cominciaro a sonare da catuna parte, alora si cominciò la battaglia molto forte e molto crudele da catuna parte. Argo fece lo dí grandissima prodezza, egli e sua gente, ma no gli valse; tanto fue la disaventura che Argo si fue preso e perdéo alora la battaglia.
Lo soldano si era uomo molto lusorioso, sí che si pensò di ritornare a la terra e di pigliare molte belle donne che v'erano. Alora si partío, e lasciò uno suo vicaro ne l'oste, ch'avea nome Melichi, che dovesse guardare bene Argo; e cosí se n'andò a la terra, e Milichi rimase.
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Argo Argo Argo Argo Melichi Argo Milichi
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