Avremo una famiglia; oh! qual gioia in allora veder i nostri figli correr leggieri pei prati, condurli alla mattina sulla vicina collinetta ad assistere allo spettacolo sublime del sole nascente, divider con loro le innocenti gioie, i loro stessi trastulli ed alla sera mentre dormiranno il sonno degli angeli, sull'agile barchetta, solcando le argentine onde del lago, ai pallidi raggi d'una mesta luna, stretti in ineffabili amplessi vagheremo per quelle incantate regioni ove per qualche momento è dato trasportarsi nei lieti giorni della vita a quei fortunati amanti che il propizio fato ha riuniti.
Tutto ciò, vedete, dipende da voi, una vostra parola può cangiare questo sogno nelle più ridente realtà.
Suvvia adunque, a che state pensosa? Non vi garba forse la campagna? Ebbene, noi vivremo in città, e voi farete invidia a tutte le eleganti signorine di Milano.
Come l'ape coglie l'etere svolazzando di fiore in fiore, così noi godremo di tutti quegl'infiniti piaceri che offre di continuo la bella capitale; teatri, salons, feste, tutto sarà per voi; sarete un astro così fulgido di luce che eclisserà in passando anco i soli più superbi del nostro mondo elegante.
Vedremo se queste parole gli partivano sincere dal cuore, oppure se erano frutto della più bassa perfidia.
Come qualunque altra fanciulla, la biondina si sentì travolta, incantata, affascinata dal lusinghevole linguaggio del giovine; buon per lei che ebbe ancora il coraggio d'ascoltare una voce che le rammentava il dovere.
Assumendo quindi un contegno assai grave si volse allo sconosciuto e rispose:
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Milano
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