A por fine a questa enigmatica conversazione si fece sentire il passo d'un uomo salire lentamente lo scalone. Tutti tesero attenti l'orecchio.
- È lui, esclamarono in coro i quattro servi, e balzarono in piedi.
- Va adagio, brutto segno, congetturò Marco accendendo un lume.
Infatti poco dopo entrò il conte Sampieri e girando attorno uno sguardo bieco senza neppur curarsi degli ossequiosi inchini dei suoi servi s'internò negli appartamenti.
Marco lo seguì.
Arrivato il conte nel suo salotto si gettò senza profferire parola sur una sedia ed appoggiati i gomiti alle ginocchia si nascose il volto nelle mani.
Marco si fermò rispettosamente davanti al conte aspettando i suoi ordini.
Passò qualche minuto, alla fine Marco vedendo che il padrone non sembrava accorgersi di lui, non osando parlare pel primo sapendo quanto veemente ed impetuoso egli fosse, si pose a passeggiare per la camera movendo or questo or quell'altro mobile, fingendo porli in assetto, ma in sostanza al puro scopo di far un po' di rumore.
Infatti Sampieri alzò la fronte; vi si scorgeva impresse le traccie d'una lotta crudele combattuta internamente.
- Che fai Marco, gridò dispettoso, ritirati e non mi seccare più oltre.
- Signor conte, belò umile il servo...
- Vattene in tua malora, urlò Sampieri.
- Gli è...
- E che, non obbedisci? bada Marco... - I suoi occhi scintillavano di rabbia.
- Ebbene me ne vado, lo lascerò solo... - Ed il servo mosse verso la porta.
Il conte lo accompagnava con lo sguardo ed allorquando lo vide uscire quasi pentitosi del suo piglio troppo severo:
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Marco Sampieri Marco Sampieri Marco Sampieri Marco
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