.. nomo... nomo... come dite foi... ah, suo nomastico.
Povero diavolo si spiega come può.
- Ma come avviene che tu abbi un padrone, gli domando io.
Egli allora mi racconta essere lo staffiere d'un officiale polacco ed abitare il palazzo dirimpetto all'osteria.
- Oh bella, non sapevo, dico io; e così come ti trovi col tuo padrone, non ti mancheranno certo bastonate, eh?
- Mia patrona non esser catifo, mi risponde il croato, esser stata sempre pona con me, ma atesso che star innamorata difenire un po' pricante.
- Ah, il tuo padrone è innamorato? diavolo, bisogna che la sua bella non sia troppo del suo parere se l'amore gli fa passare dei brutti quarti d'ora.
Il croato parve d'un tratto pentirsi d'aver condotta la conversazione su questo punto e tentò deviarla; io allora insisto. Finalmente dopo d'averne ingollati ancora un paio di bicchieri egli mi spiffera tutto quanto sa sul conto del suo padrone.
Ed è questo.
Una mattina l'ufficiale vide la biondina recarsi al magazzeno; bisogna che quella fanciulla sia ben leggiadra di volto e di forme, poichè il polacco, come lei signor conte, se ne invaghì.
Da quel giorno la bionda non mosse passo fuor di casa senza trovarsi al fianco la figura attillata del giovine ufficiale che la seguiva dovunque, tentando ogni mezzo per vincere quella ritrosia più o meno comune a tutte le donne.
Non ci fu verso; la bionda che ora incomincio a credere un portento di virtù non fece mai mostra d'accorgersi di nulla, finchè lui vedendo che non era carne per i suoi denti abbandonò l'idea di sedurla, non certo io credo, la brama di possederla.
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