Sarà un peso dolce, diavolo.... incomincio a credere che il padrone abbia voluto fidarsi un po' troppo di me; fortuna che Marco non abusa mai della confidenza in lui riposta, e che in mezzo ai suoi difetti non si sente capace di fare il minimo torto a colui cui mangia del suo pane.
Mezzanotte è suonata, ed il segnale non si sente ancora. Non vorrei che il diavolo ci mettesse la coda e mi mandasse tutto a monte. Non ci mancherebbe altro. Eppure la cosa è facilissima; le potrebbe per esempio saltar il grillo di cambiar strada; potrebbe essere accompagnata, oppure fermarsi al magazzeno tutta notte.
E come si fa aver un rimedio pronto a tutto quello che può succedere? Ma bisogna dirle al conte queste belle cose, a lui che ciò che vuole, vuole. Guai se gli manco, mi strozzerebbe colle sue mani, ne son certo.
E non si sente nulla ancora, corpo di tutti i demonii. - E guardava un'altra volta l'orologio. - Dodici e un quarto.
Sbuffando di collera si affaccia allo sportello.
In questo punto si ode un lontano mormorio di voci e nello stesso tempo un fischio acuto partire dalla medesima direzione.
Marco trasale di gioia.
Tonio senza far motto si toglie dai cavalli e si nasconde nell'angolo d'una porta internamente chiusa ed alquanto discosta dalle spalle di pietra.
Il cocchiere quasi per avvertire che ancor lui ha udito il segnale dondola un istante sui cuscini ed affranca nelle mani le guide dei cavalli.
Marco vide tutto questo, soddisfatto apre lo sportello e si tiene pronto, l'orecchio teso.
A poco a poco le voci lontane cessano e tutto ritornando nel primitivo silenzio si può intendere il rumore di due passi che ratti s'avanzano battendo il lastrico.
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Marco
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