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      E soffocata dai singhiozzi, soffuso il volto di lagrime, coi capelli disciolti, abbracciava le ginocchia di Marco.
      Avrebbe commosso un cuore di pietra, ma non quello del malvagio sgherro.
      - Via, calmatevi una volta, andava egli ripetendo in tuono di ghiaccio, verrà un giorno che mi rammenterete questa notte col sorriso sulle labbra, allorquando io, diventato vostro servo umilissimo, verrò da voi a chiedere i vostri ordini. Voi siete degna d'una sorte migliore da quella che avete corsa fin qui; credete che la natura vi sia stata tanto prodiga di bellezze perchè voi spietatamente le sciupiate con una vita di lavoro, di privazioni, di stenti? Non si chiama questo far buon uso dei doni ricevuti. Infine poi io vi conduco in un bel palazzo, in una reggia nella quale sederete regina, un paradiso cui voi sarete il nume regnante. Ora ditemi se questi vostri lamenti hanno una ragione al mondo! Via adunque alzatevi, la mia bella fanciulla, sedete qui vicino a me ed abbiate pazienza. Ancora poche miglia, eppoi ci siamo.
      E Marco stendeva le braccia per aiutarla ad alzarsi.
      La biondina dopo quel primo sfogo del suo dolore era caduta in un morale assopimento; nulla aveva udito di ciò che Marco le disse; nell'inerzia dello spirito guardava senza vedere, ascoltava senza intendere, viveva senza sentire l'esistenza.
      Allorquando però le mani del servo la toccarono si ridestò rabbrividendo e facendosi da lui il più lontano possibile.
      - Non mi toccate, gridò non mi toccate; le vostre mani contaminano, le vostre mani sono quelle del carnefice, fanno delle vittime, danno la morie.


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Una notte fatale ovvero Il ritorno dell'esiliato
Bozzetti Milanesi
di R.A. Porati
Editore Barbini Milano
1872 pagine 159

   





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