Insomma, ridete pure, ma con lei sarei stato completamente felice.
Passarono circa tre settimane, quando una mattina non la vedo uscire di casa all'ora consueta. Credendo che mi fosse casualmente sfuggita, aspetto ansioso l'indomani e non la scorgo ancora. Passano altri giorni, sempre nulla; infine, bramando averne una spiegazione, mando il mio servo dal di lei padre. Trovò il povero uomo, vecchio soldato invalido, concentrato nella più crudele angoscia. Sapete che cos'eragli accaduto? Gli avevano rapita la figlia.
- Un ratto! gridò il tedesco.
- La cosa è seria, terremoto!
Il polacco colmò la tazza e la trangugiò d'un fiato.
- Ma si conosce almeno l'autore d'un sì vile rapimento? chiese il tedesco.
- È un cotal conte Alberto Sampieri, che la fece condurre nel suo castello di Magenta.
- Allora non resta che denunciarlo all'autorità: ella farà il suo dovere.
- Denunziarlo? proruppe il polacco sdegnosamente; e che, siamo noi soldati o poliziotti?
- Non esageriamo, amico; è dovere d'ogni cittadino domandare l'intervento della legge laddove si scorgono tradimenti e delitti.... Havvi una giustizia le cui orecchie sono aperte per tutti; ella non aspetta che una parola per compiere inesorabilmente il suo dovere.... Pronunciamola codesta parola, e non vadi impunita un'azione infame... Che la giustizia sia per il conte la vendetta di Dio; la tua non arriverebbe infino a lui, o vi giungerebbe inefficace....
Queste parole venivano pronunciate a stento dal tedesco; il vino le aveva ingrossato la lingua, l'ubbriachezza stendeva su di lui il suo manto di piombo e vano riuscivagli ogni sforzo contro la potenza invincibile del generoso liquore.
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Alberto Sampieri Magenta Dio
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