- Sei fortunata, tu.
- E chi è il tuo sposo?
- Un mio cugino.
- È bello?
- Bellissimo, ricco e nobile.
- Ah sì?
- Mi venne presentato la prima volta nel mio palchetto del Teatro alla Scala. Assistevo co' miei parenti alla rappresentazione del Mitridate. Che bell'opera il Mitridate! Che musica! Ti tocca il cuore.
- Io la so quasi tutta a memoria. Furono le prime melodie che ho apprese sul piano.
- Ah! ti dico che sentendola cantare alla Scala Mitridate è qualche cosa di meraviglioso.
- Gran bel teatro la Scala!
- E come è chic. Vi si trovano tutte le nobiltà di Milano.
- Anch'io ci ho il mio palco e la mamma m'ha promesso, una volta sortita di collegio, di condurmi tutte le sere.
- Quando ci sono andata io, continuò la brunetta promessa sposa, vestivo un bell'abito di seta celeste, i capelli mi scendevano liberi sulle spalle e bisognava che stessi bene perchè tutti mi guardavano.
- E chi ti guardava?
- Per lo più bei giovinetti, rispose con una certa ingenuità.
- Ah sì?
- E come era contenta vedermi l'oggetto della loro ammirazione.
- Oh l'ambiziosa!
- Infine poi non c'è nulla di male. Ebbene fu appunto in quelli sera ch'io vidi per la prima volta mio cugino. Cosa volete, mi piace e tutto, mio cugino, ma però gli ho trovato un difetto.
- Quale?
- Quello d'essere troppo serio; parla assai poco, ride di rado, ha insomma la gravità d'un nonno.
- E tu sei così folle!
- Sarebbe adunque più adatto alla nostra Erminia che anche lei è sempre melanconica, sospira sovente ed ama il silenzio e la solitudine.
- Lasciamola in pace quella povera Erminia, è tanto buona!
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