- Mi piacerebbe però conoscere la causa della sua mestizia.
- Eh, io credo d'averla indovinata, disse la brunotta con piglio misterioso.
- Ah sì? di su.
- E scommetterei uno contro cento di cogliere nel segno.
- Parla adunque!
- L'Erminia vedete...
- Ebbene?
- È innamorata.
- Oh bello!
- Ma di chi?
- Oh mio Dio, non avete mai notate le infinite cure che le usa il signor Flavio nostro maestro di disegno; non li avete mai sorpresi in dolci colloqui, non mai osservato com'essa si confonde allorquando le parlate di lui e come la sua mano trema sul disegno quando Flavio si ferma a contemplarla? Ma bisogna ben essere ingenue!
- Possibile?
- Altro che possibile, è certo. Erminia lo ama in segreto e n'è da lui riamata.
- Fa adagio per carità, se ci udissero?
- Oh è un pezzo che me ne sono accorta.
- Ed è l'amore che la rende così mesta?
- Già, l'amore.
- Dev'essere una mestizia ben dolce allora.
- Il signor Flavio è un bel giovane...
- Bellissimo, ma non è nobile.
- È vero.
- Io già non lo degnerei d'uno sguardo; amare un semplice maestro di disegno che vende le sue lezioni a un tanto per ora!
- Zitto; ecco appunto l'Erminia che viene verso di noi. Come è pallida, pare che soffra.
- Voltiamo da questa parte e lasciamola sola. V'accerto che la nostra compagnia l'annojerebbe.
Infatti s'avanzava per uno dei viali del giardino una bella fanciulla di circa diciott'anni.
Sebbene i suoi lineamenti non avessero quella regolarità inappuntabile che si osserva in certe compassate bellezze, pure erano così aggraziali e gentili da conciliarsi l'interesse e la simpatia di tutti quelli che la vedevano.
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Erminia Dio Flavio Flavio Flavio Erminia
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