Quella buona donna era pronta a qualunque sacrificio purchè potesse realizzare il suo desiderio. In quel giorno Erminia entrò nel mio collegio. Co' suoi talenti, col suo mite carattere si cattivò ben presto la mia affezione e la stima di tutte le sue compagne. Son cinque anni ch'ella è felice con me, ecco perchè mi meravigliano cotanto le vostre parole.
- Avete ragione signora, esclamò papà Gervaso dopo un istante di silenzio, voi foste per lei una seconda madre, perdonatemi, vi prego.
- Non ho nulla da perdonarvi buon uomo, piuttosto ditemi, siete ben sicuro d'un cambiamento nella fanciulla?
- Oh di questo non ci siamo ingannati, rispose il vecchio, io vi posso assicurare che qualche grave cura turba in questi giorni la pace di Erminia.
- Ebbene aspettate, io la farò venir qui e noi la interrogheremo insieme; è tanto sincero quell'angioletto che ci confiderà ogni cosa.
- In allora, soggiunse Gervaso, permettete ch'io la veda da solo, avrà forse più confidenza in me. Sono l'unico amico ch'ella possegga e che le parli di sua madre.
- Come volete; Erminia è in giardino, voi siete libero d'entrarvi e rimanere con lei sin che vi piace.
- Vi ringrazio.
E papà Gervaso sorretto dal suo bastone strascinando con fatica la gamba inferma percorreva i viali del giardino cercando collo sguardo.
Il caso volle che entrasse proprio nel boschetto dei platani, e che sorprendesse Flavio nell'atto di stringersi al seno l'amante.
Gervaso s'arrestò; un rossore d'indignazione colorì le sue pallide gote e non potè soffocare un grido di minaccia.
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