Egli l'amava quella fanciulla d'amor paterno ed il bacio che la giovane educanda stampava sulle sue gote aggrinzite gli facevano dimenticare quei dolori, quei tristi ricordi che gli si potevano scorgere attraverso le rughe della fronte, nell'espressione austera de' suoi lineamenti.
Erminia un giorno gli confessava con amabile ingenuità che dopo i parenti e la Direttrice del collegio egli era la persona che più amasse in questo mondo.
Un fascino ignoto legava con vincoli d'affetto quelle due creature.
Erano circa tre anni che Gervaso si trovava presso i Paglini allorquando gli ricondusse a casa la figliuola.
Gervaso tacque a quella buona gente la vera ragione che l'indusse a tal passo; allegò solo a sua giustificazione l'antipatia che Erminia nutriva pel collegio, il raffreddamento di quei riguardi che le si usavano una volta, e quanto fosse stato immenso in lei il desiderio di ritornare vicino a' suoi cari parenti.
Fu più che bisognasse per avere la piena approvazione di Maddalena.
La povera donna fuor di sè dalla gioja in rivedendo sua figlia voleva soffocarla in amorosi amplessi, la copriva di baci, di carezze, le rivolgeva infinite domande senza neppur aspettarne la risposta, piangeva, rideva... sua figlia era tutto per lei.
Il calzolajo festeggiò quel giorno trincando all'Aquila ancora più del consueto.
Erminia venne condotta nella cameretta che sua madre ebbe la cura di prendere in affitto nella casa stessa e di ammobigliarla con molta proprietà.
Eravi una libreria che Maddalena aveva fornita d'ottimi libri fattisi indicare dalla stessa Direttrice del collegio, ed un pianoforte con buon corredo di scelta musica.
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