Non è l'amante che divinizza la donna.
Allorquando nell'età degli amori incontriamo nella fanciulla raggiante di giovinezza, di virtù, d'innocenza, l'incarnazione dei nostri sogni, in allora ella ci sembra l'opera più bella di Dio, è quale aveva nella sua mente divina ideata la creatura pria che una colpa senza perdono la diseredasse dal paradiso terrestre.
Un fascino irresistibile esercita in allora la donna sul nostro cuore, e amiamo.
Ma col tempo, o lo splendore della bellezza si offusca, o la virtù dei nostri occhi decresce, avvegnachè possiamo guardarla senza che l'anima dentro ci tremi.
La madre invece è sempre una santa.
La felicità che Maddalena prometteva a sua figlia non poteva più sorridere alla povera giovinetta.
Sebbene Erminia tentasse ogni sforzo per stendere un velo sul suo passato e rincominciare una vita novella tutta pace e tranquillità presso i suoi parenti non lo poteva suo malgrado.
Le cure più affettuose che può prodigare un'affettuosissima madre non valevano a riempirle quel vuoto che l'abbandono di Flavio aveva lasciato nel suo cuore.
Erminia amava come poche sanno amare quaggiù; amava per la prima volta, ed un primo amore si può talvolta soffocare, non mai ispegnere.
Flavio le si era presentato povero, infelice, bello di volto, d'ingegno, di anima, e le aveva chiesto il di lei affetto.
La sincerità del giovane amante era manifestata dalle lagrime che bagnavano i suoi occhi, dall'espressione di soave mestizia de' suoi lineamenti, Erminia credette e fidente s'abbandonò agl'impulsi del cuore.
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