- Buon giorno signor maggiordomo, saltò su la servetta col suo fare spigliato e non curante.
Il nostro personaggio s'inchinò maestosamente, indi fermato lo sguardo in volto alla bella giovinetta parve contemplarla con compiacenza.
Lo si capiva dalla sua bocca che dilatandosi a poco a poco si atteggiava ad un sorriso forse un po' sciocco.
La servetta non potè trattenere uno scoppio d'ilarità.
- Sempre di buon umore, eh! disse galantemente Nicodemo inchinandosi una seconda volta.
Poscia il maggiordomo aggrottando ad un tratto le sopracciglia soggiunse in tuono severo:
- Ma adesso che ci penso, dimmi un poco, come maiio ti trovo qui fungendo le funzioni di portinaja mentre il tuo posto dovrebbe essere disopra, presso l'illustrissimo signor conte? Mi vedrei io forse costretto con mio malanimo richiamarti al dovere, farti conoscere dico... le incombenze che gravitano ad una camerista saggia e devota?
- Oh la non s'inquieti signor maggiordomo, rispose Marta con un po' d'ironia, s'io mi fermo quì gli è col permesso del signor padrone.
- Ah, se la cosa è legale io non parlo più, disse Nicodemo cercando ancora colla bocca il suo primiero sorriso che gli riuscì questa volta un po' più malizioso.
- Ma sai dico... che se' bella Martina? Hai un visetto molto significante!
- Cosa vuol dire questo? domandò la servetta meravigliata.
- Vuol dire ch'io sento in me un ardentissimo desio di deporre per un istante l'autorità di tuo superiore per confavolare teco confidenzialmente, come si farebbe dico... fra pari e pari.
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Nicodemo Marta Nicodemo Martina
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