Io già non sono nè un nobile, dico... nè una casa bancaria, ma posseggo qualche cosa al sole. Il mio morale lo sai è indiscutibile ed in quanto al fisico eccomi qua; il visibile lo puoi giudicar tu stessa e dell'invisibile te ne sono garante io. Ho trentacinque anni l'età propria pel connubio, è per questo che ho pensato a prender moglie. Ci eri tu e la figlia de' portinaj, belle egualmente, egualmente amabili e degne di me; chi mai trascegliere, diceva in cuor mio, sono due silfidi, questa casa è un vero sifilicomio... Ho pensato seriamente infine ho risolto di anteporti. Sì, ho voluto chiamar te a dividere meco la mia vita, i frutti del mio ingegno ed il mio nome. Ti chiamerai signora Panighetti e tutti si chineranno alla metà del maggiordomo segretario dell'illustrissimo signor conte C***, alla metà dell'ultimo rampollo d'un casato famoso, perchè la mia famiglia era illustre; disgrazievoli avvenimenti politici l'hanno depredata pur troppo, ma un tempo ell'era fra le più grandi di Magenta, che dico, della Lombardia, dell'Italia...
- Magenta ha detto? io lo conosco quel bel paese posto sulla strada di Novara.
- Lo conosci? tanto meglio; ebbene io sono dell'orizzonte di Magenta.
- Ella avrà certamente il castello de' suoi antenati, dei possedimenti...
- Non ho nulla, la politica si portò via tutto.
- Che peccato, mi piace così tanto la campagna!
- Cosa intendi dire Marta?
- Che ci avrei passato volentieri una parte dell'anno.
- In campagna?
- Già, con lei.
Nicodemo parve raccogliersi un istante e fare uno sforzo di riflessione, indi stralunando gli occhi e battendosi la fronte gridò:
| |
Panighetti Magenta Lombardia Italia Novara Magenta Marta
|