Ma come mai la povera Erminia poteva cancellare dal cuore quella soave memoria, quel vergine ricordo che indelebilmente lasciogli colui che primo la invitò ai godimenti puri d'un santo amore?
Come obbliar Flavio per sempre, egli ch'era l'unico suo conforto nella penosa prostrazione morale in cui stava totalmente immersa ed obbliarlo per sacrificarsi ad un uomo che non avrebbe amato mai, che solo le inspirerebbe disgusto, antipatia, odio?
Eppure era una cosa combinata dai parenti; vi aveva preso parte sua madre ch'ella tanto amava e che nondimeno involontariamente aveva cotanto afflitta.
Con qual coraggio arrecarle un nuovo dolore?
Tutti questi pensieri invadevano la mente dell'infelice giovinetta come un fiume che rotto gli argini si versa devastatore nelle sottoposte campagne.
Non potè trattenere le lagrime e pianse amaramente.
In questo punto s'apre l'uscio della stanzetta e vi entra papà Gervaso seguito dai conjugi Paglini.
Il volto dei parenti d'Erminia portava l'impronta d'un dubbio penoso. Appena la fanciulla scorse Gervaso farsi avanti con quella sua aria benevole e quasi veneranda diè un grido e si gettò nelle sue braccia.
Il vecchio l'accolse commosso.
- Oh salvatemi, proruppe la giovinetta soffocata dai singhiozzi, mi vogliono fare ancor più infelice.
- Povera figliuola! hanno errato per troppo amore.
- Perdono, perdono, mormorò Maddalena; e la povera madre eccessivamente pallida sarebbe caduta priva di sensi se Bastiano non s'affrettava a sorreggerla.
Il buon Pipélé si mordeva le labbra per trattenere uno scoppio di pianto.
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