Oh, sii benedetto tu che mi riedi alla vita!
E nell'impeto della passione che in un attimo le si era ridestata ardentissima, si china su quel volto e lo copre di baci e di carezze.
Ma il sangue raggrumato della ferita gli sordida le mani e le labbra.
Erminia inorridisce, un pallore mortale le investe la faccia, gli occhi spalancati vagano smarriti; scuote il giacente, ma questi non dà segno di vita.
- Flavio, Flavio, gridò con voce straziante; Dio mio, me l'hanno ucciso! Flavio, son io che ti chiama, è la tua Erminia, no, tu non puoi abbandonare per sempre colei che per te ha pur sofferto cotanto. Riapri quegli occhi, specchio fedele d'un cuore generoso; dischiudi quelle labbra, fonte inesauribile di soavi proteste, di dolci promesse, d'ineffabili accenti. Oh, io t'amo ancora; t'amo come la terra ama il sole che la feconda, come il ruscello ama il mare che lo bacia, eppoi muore. Mi sono avvinta alla tua esistenza come l'edera intorno alla quercia; niuna forza umana mi vi può strappare. Ho i tuoi giuramenti, tu hai i miei, e che ci abbisogna di più per vivere santamente felici? Hanno cercato i barbari di lordarti nel fango della calunnia, nulla hanno risparmiato per soffocarmi un amore sincero, immenso, quanto puro e innocente; ed essi credono oramai leggere l'indifferenza sotto questa fronte forzatamente serena; illusi! È un vulcano ch'io tengo qui al posto del cuore, può tacere un momento, ma poscia bisogna che irrompa impetuoso, terribile. Chi non ha mai amato non può immaginare la forza d'un primo amore.
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Flavio Dio Erminia
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