V'hanno individui che Iddio ha creato con eguali destini; s'essi s'incontrano sulla terra non devono mai più disgiungersi, altrimenti di dolore in dolore travolgeranno infino alla tomba. Flavio, Flavio, odi il grido d'un cuore esasperato! Flavio! Dio, come è pallido, quanto sangue, egli muore!... Oh, perchè l'alme nostre non possono abbracciate volare insieme all'ultima dimora?
E spossata dal delirio la misera cadeva priva di sensi ai piedi dell'amante.
La pietosa Maddalena, piangendo a calde lagrime, prese sua figlia fra le braccia e la portò nella sua cameretta.
Rimasero soli papà Gervaso piombato nella più cupa mestizia, e Flavio sempre svenuto.
Finalmente le pallide guancie del giovine si colorirono d'un leggiero vermiglio e riaperse gli occhi.
Girò lo sguardo languido intorno a sè e mormorò:
- È strano, m'era parso di udire la sua voce. Povera fanciulla!
Indi scorse la figura di papà Gervaso immobile dinanzi a lui, la fronte curva sotto il peso del dolore.
Flavio trasalì.
- Ancora quell'uomo, mormorò.... ma dove sono adunque.... ah!
- Signore, disse papà Gervaso in tuono amorevole, vi siete fatta una ferita alla testa, che per fortuna non è tanto grave; permettete che ve la fascia con questi lini.
- Una ferita? esclamò Flavio.... Ah, mi ricordo, ritornavo da una gita sui bastioni ed il mio cavallo.... ed ora dov'è il mio cavallo?
- Non temete, è qui poco lontano da voi, che v'aspetta tranquillo per ricondurvi a casa.
Flavio chinò il capo e Gervaso si diè a curargli amorosamente la piaga.
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