Se non che Maddalena dava sfogo ad un altro accesso di tosse che valse ad arrestare negli amanti un'espansione un po' troppo precoce.
La portinaja per non vedersi costretta a tossire una terza volta si portò più vicina ai due giovani, gioiendo però in cuor suo di quella reciproca simpatia che premetteva tanti bei risultati. E disse:
- Non vi pare figliuoli miei che si facciano aspettare?
- Chi? domandarono ad una voce Flavio ed Erminia.
- Oh bella, ma papà Gervaso, ma mio marito, ma tutti; vi dimenticate che quest'oggi è l'ultima seduta del tribunale? che quest'oggi deve sortire la sentenza? Ma signor Flavio si tratta di suo zio.
- Lo so, lo so; rispose Flavio arrossendo suo malgrado. Sono tre giorni che le autorità si occupano di mio zio, la sua innocenza sembra ormai provata mediante quell'autografo che ci ha inviato il cielo, la sentenza non può essergli sfavorevole, sarà riabilitato, sono diciott'anni che soffre, povero zio.
- È vero, mormorò Maddalena rispondendo a lontane e dolorose reminescenze, s'egli ha commesso un fallo lo ha pur anche crudelmente espiato.
- Tutta Milano vedrà che l'assassinio sotto la cui accusa visse per tanto tempo non fu altro che un leale duello al quale non poteva sottrarsi senza commettere una viltà.
Maddalena trasse un sospiro.
- Egli fu villanamente insultato, continuò Flavio. Quello però che mi ha molto sorpreso fu l'abilità di mio zio ad esonerarsi dal riferire la causa che spinse l'ufficiale tedesco a quella provocazione.
- Oh la causa! la causa! mormorava la portinaja guardando sua figlia con uno sguardo melanconico.
| |
Maddalena Flavio Erminia Gervaso Flavio Flavio Maddalena Milano Flavio
|