Succede un momento di silenzio durante il quale si ode una carrozza fermarsi davanti alla casa.
Maddalena corre alla porta, ma questa si spalanca e lascia entrare Nicodemo, Bastiano e papā Gervaso.
La gioia sfolgora in volto a tutti ed č Bastiano il primo che la lascia irrompere.
- Vittoria, vittoria, - si mette a gridare con quanta voce ha in gola - ampia soddisfazione, gran metamorfosi; papā Gervaso č diventato il conte Sampieri...
- Sicuro, gran metaformosi, interruppe Nicodemo scartando con una mano il portinajo e facendosi gravemente innanzi. Figliuoli miei, come il bruco ai raggi del sole diventa farfalla, cosė in quest'oggi papā Gervaso al tribunale divenne...
- Presto Maddalena, ajutami a portar fuori il mio banchetto, al diavolo queste ciabatte, spazza via tutta sta roba che sa di pece, ma ti pare che si possa ricevere cosė un conte, un milionario?
Il buon uomo s'affaccendava davvero a porre in assetto la camera.
- -Zio mio, devo credere? domandō Flavio stendendo la mano a papā Gervaso.
- Tutto, tutto, rispose il vecchio abbracciando suo nipote. Mi restituirono l'onore ed i miei beni, ho finito di soffrire... mio Dio vi ringrazio!
- To', To', ma il signor conte soffriva forse quand'era con noi? chiede scherzando Bastiano.
- Che bestia, non aveva forse la sua gamba inferma? osservō Nicodemo sul serio.
- Ah, č vero, proseguė il portinajo, demonio d'una gamba!
- Č un ricordo del mio esilio, rispettatelo; disse Gervaso.
- Povero zio, dover subire una lunga condanna e non meritarla!
- Fu volere di Dio, e Dio č giusto.
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