Papà Gervaso lanciò di nascosto una mesta occhiata a Maddalena che chinando la testa parve comprenderne il significato.
- Oh se sapeste, continuò il vecchio, quanto è amara la vita dell'esilio! Abbandonare la patria, i parenti, gli amici, per vivere ramingo in suolo straniero fra gente straniera! Nessuno ha un sorriso, una parola amica pel povero esiliato, la natura stessa è muta e triste a suoi sguardi. Invano egli cerca una città che gli rammenti quella che lo vide nascere; invano un villaggio che gli ricordi i bei giorni passati nelle pure esultanze della campagna. Tu incontri dappertutto e monti e laghi e pianure, ma non trovi la collinetta aprica su cui solevi ne' tuoi anni felici respirare la fresca brezza della mane, assistere allo spettacolo stupendo del sole nascente. Non trovi la pianura che ricordi la tua infanzia, allorquando nella purezza d'un candido cuore t'abbandonavi senza cure a' tuoi giuochi innocenti. Non l'azzurro lago che l'accolse commosso nel leggiero canotto...
Lasciai l'Italia e corsi la Svizzera. Mi seguiva dovunque la maledizione degli uomini e m'era compagna la miseria. Quante volte stanco e spossato ne' miei viaggi senza scopo su quelle infinite multiformi montagne ho battuto alla porta del montanaro chiedendo in elemosina un tozzo di pane ed un giaciglio per la notte. Ed il montanaro mi guardava dubbioso e più per paura che per compassione mi gettava il pane e mi mostrava della paglia.
Dalla Svizzera passai in Spagna. La natura fu prodiga in quel paese de' suoi immensi tesori; ha dato un cielo sempre azzurro, un sole ardente, una terra feconda, eppure io mirava la natura senza che l'anima dentro mi tremasse.
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