Oh se accetto, e con inaudita riconoscenza!
- Bravo Nicodemo.
- Amici sono ancora con voi! gridava il maggiordomo abbracciando con ingenuo trasporto i portinaj.
- Ma è una diserzione in massa adunque che facciamo! osservò scherzando Gervaso.
- È vero, soggiunse Bastiano, ci mancherebbe l'Aquila eppoi ci siamo tutti.
- Pregheremo il nostro intendente a non farcene rammaricare la lontananza.
- Lasciate fare a me, dedicherò alla cantina le più sapienti cure. Ma un momento... oh Dio, mi scordavo!
Ed il maggiordomo assumevasi un'aria di comica serietà.
- Cosa c'è? gli chiese Gervaso.
- Ecco; lei signor conte papà Gervaso non sa ancora Com'io sia legato da verbali antecedenti con Marta la cameriera in punto ad una promessa di matrimonio. Ho impegnato la mia parola e capirà bene un galantuomo non può mancarvi. Epperò dico... se lei mi permettesse...
- Capisco, di menarvela dietro!
- Appunto, ma in qualità di mia moglie.
- Eppure una volta avete avuto il coraggio di anteporle un'altra. E Gervaso indicava coll'occhio Erminia.
- Zitto, zitto per carità, non rammenti certe cose che amo meglio porre in obblio.
- Sposate pure la vostra Marta, briccone e fatela contenta.
- Oh grazie! Corro subito a premunirla dell'inaspettata fortuna.
Gervaso approfittando d'un momento in cui tutti fattisi intorno a Nicodemo si congratulavano pel suo matrimonio, s'avvicinò a Maddalena e prendendole dolcemente la mano le disse in tuono di mesta compunzione.
- Maddalena, io ebbi un giorno dei gravi torti verso di voi; mi avete perdonato?
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