Con questo titolo, "La Vecchia Cina", ho raccolto alcuni scritti già pubblicati in varie Riviste e in varj tempi. Ve ne sono che hanno veduto la luce abbastanza di recente, ed altri che contano più d’una ventina d’anni. Nondimeno gli argomenti che vi si trattano, e il modo con cui vennero ordinati nel volume danno all’insieme una certa unità; e possono in qualche modo aiutare a conoscere le idee e le opinioni che la Cina antica ebbe circa l’economia, la politica, la filosofia e la religione: idee e opinioni che, al mio parere, non sono peggiori di quelle che oggi si tenta sostituire per rinverniciare all’occidentale i cervelli e i costumi di quella vecchia gente.
C. P.
ARJ E CINESI
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Due schiatte che produssero due civiltà profondamente diverse ma ambedue ammirevoli ebbero culla sugli altipiani dell’Asia centrale a non molta distanza fra loro: gli Arj, voglio dire, e i Cinesi(1).
La civiltà delle genti ariane, di paese in paese, di popolo in popolo, di trasformazione in trasformazione, dopo esser diventata a vicenda e civiltà indiana, e greca, e romana, arrivò fino a noi che la ereditammo, foggiata in quella guisa che tutti conosciamo. La civiltà cinese, cresciuta dove nacque, e poste salde radici nelle regioni orientali dell’Asia, si svolse con le sue proprie forze; e si formò senza bisogno d’invigorirsi trasportandosi in altri climi nè trasfondendosi in altre razze.
Con quanto amore e con quanta sollecitudine gli studiosi portino oggi la loro attenzione a [2] investigare ogni minimo fatto, che possa aiutare a ricomporre intere le varie civiltà di origine ariana, che il tempo ha da lunga pezza distrutte, è inutile dire.
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