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      In quale ordine, per ragion d’importanza, possono distribuirsi i varj popoli della terra che posseggono queste diverse forme d’incivilimento?
      Per giudicare del grado di cultura di un popolo, e classificare le varie civiltà, giova innanzi avvertire, che non bisogna lasciarci guidare da’ principj di quella morale, la quale siamo usi chiamar buona a guidar la nostra condotta. Il carattere dei popoli e il valore morale delle azioni loro non vanno di pari passo col grado del loro incivilimento. Gli Ottentotti, i Veddah, i Taitiani, i Papua, che sono tra le più meschine e incolte genti della terra, son pure lodati per la loro indole onesta, e per lealtà e buona fede nelle relazioni con [32] gli stranieri(6). La qual cosa è tanto più notevole, in quanto che la storia delle relazioni dell’Europa civile con i popoli deboli o incolti, è piena di fatti così contrarj alla giustizia e all’umanità, da rendere odiosa, quella storia, ad ogni anima onesta. Ma la ragione costringe sovente a fare quello che la virtù non vorrebbe. E se questo è vero per gl’individui, lo è ancor più per le nazioni: tanto che un uomo di Stato non dubitò d’asserire, essere i vizi degl’individui la virtù dei popoli.
      I motivi, dunque, che provocano e producono i fatti sociali non hanno un valore morale assoluto. Essi possono essere stimati buoni o cattivi, giusti od ingiusti, secondo che sono o no confacenti ad una determinata condizione politica; o secondo che l’educazione, la quale ci costringe ad osservarli in un determinato ambiente storico, ci abitua a giudicarli.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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