Per avere una prova di ciò, visitiamo i musei che raccolgono i prodotti della civiltà de’ popoli: i musei etnografici, per le civiltà primitive, e i musei archeologici, per le civiltà compiute che hanno una storia. Che cosa vediamo ne’ primi, là dove si raccoglie quel che l’arte e l’industria de’ popoli selvaggi d’ogni schiatta hanno saputo produrre? Senza fermarsi a osservare minutamente ogni singolo oggetto, diamo uno sguardo generale; e, a [33] prima giunta, tutto quello che ci circonda apparirà distinto in tre gruppi: armi, oggetti d’ornamento, oggetti pel culto(7). Ora siccome non si uccide se non per odio, non si adorna la propria persona se non per vanità, non si crede alla potenza misteriosa d’un mostruoso feticcio se non per ignoranza; l’odio, la vanità e l’ignoranza produssero tutti que’ primitivi documenti della vita selvaggia. Infatti, quell’ammasso di cose appartenenti a popoli senza storia, non sa ispirarci, toltone l’interesse scientifico, che il ribrezzo e la compassione. Portiamoci ora in isfere più alte: nei musei archeologici. Anche là sono armi: più numerose, più micidiali, più svariate; e ornamenti e vesti, e paramenti; e immagini, e arredi sacri. Nondimeno la storia ci ha educati alla conoscenza dei fatti, che quegli oggetti ricordano; e quei fatti sono una parte del nostro passato, o di quello di un popolo di cui sappiamo bene le geste. Perciò non l’odio, ma il patriottismo; non la superstizione e l’ignoranza, ma la fede e la tendenza verso l’idealità; non la vanità, ma il buon gusto, l’estetica, l’arte, si stimano cagione di tutto.
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