Eppure, se si dileguassero d’un tratto quei pregiudizi, che per una lunga educazione storica sono diventati nostra seconda natura, noi ritroveremmo spesso, [34] nel fondo, la passione selvaggia: l’odio, la vanità, l’ignoranza.
Le cose che sono venuto dicendo hanno per fine di fare intendere, che se è nostro dovere indiscutibile dare il primo luogo, nella gerarchia dei popoli civili, alle schiatte europee, non si vuole per questo affermare, che esse siano le più virtuose e le più oneste, e nemmeno sempre le più ragionevoli; ma le più intelligenti, e quelle che hanno saputo raccorre maggior copia di frutti dalla loro intelligenza: sebbene non tutti buoni nè legittimi.
Posta dunque, come si conviene, la civiltà europea nel primo posto, resta a vedere chi porremmo noi nel secondo. Qui le difficoltà incominciano; perchè il sentimento che ci fa concordi nell’apprezzare il nostro valore, perde la sua efficacia. Se siamo disposti ad esser giusti con noi stessi, non lo siamo altrettanto verso gli altri; i quali, d’altra parte, giudichiamo più dalla natura delle relazioni ch’eglino hanno od ebbero con noi, che dalle loro proprie qualità. Non giova dire, che il giudizio dovendo esser fondato sui fatti, non può fallire. Chi sceglie questi fatti? e chi li pesa e li apprezza? e chi decide? Una diecina di popoli diversi s’affaccia alla mente; i quali o per una ragione o per un’altra ci sembrano degni di quel posto onorevole, quantunque secondo.
Il Littré(8) propone di disporre nel seguente [35] modo i varj popoli del mondo, affine di indicarne la diversa loro cultura.
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Littré
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