Questi Ephthaliti, altrimenti detti "Unni bianchi", questi prossimi parenti degli Unni di Attila, cacciati anch’essi come gli Yue-chi, dalla regione del Tarim, per la cresciuta potenza di un’altra nazione di razza turco-tartara, che ne occupò il territorio, invase nel 425 d. C., la Transoxiana, e fondò un grande Impero al pari degli Yue-chi stessi. Da nomadi divenuti stanziali, s’incivilirono ben tosto al contatto della cultura indo-ellenica, come lo provano i monumenti e le [68] medaglie e le iscrizioni, che anche oggi si rintracciano nel paese, che fu in loro signoria. Essi usarono nelle leggende delle monete, coniate con l’effigie di loro sovrani, un particolare alfabeto, forse d’origine aramaica, detto da alcuni scitico o irano-scitico, da altri sindo-ephthalico. Ciò dimostra l’elevata cultura a cui seppero pervenire, in tempo relativamente breve, queste genti uscite dal ceppo turco-tartaro e da una primitiva condizione quasi addirittura selvaggia.
Tutta la storia delle popolazioni che ora ho menzionate, nelle quali l’elemento altaico più o meno prevale è una prova della loro attitudine a cambiare tenore di vita, e a costituirsi in nazioni, appena l’occasione loro si presenti; e quantunque incapaci di produrre esse stesse una civiltà, si dimostrano non pertanto inclinate ad approfittare dell’altrui; sanno assai bene rendersi padroni degli ordinamenti civili e politici, e della cultura che trovano nel paese in cui si stabiliscono, o presso le genti con le quali ebbero commercio.
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