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      Tutte queste genti furono per natura belligere, ardite, valorose, devote e sottomesse ai capi, che le reggevano e guidavano nelle imprese. Incapaci d’uscire per virtù propria dalla barbarie, erano pertanto inclinate a mutar facilmente stato, appena l’occasione si presentasse loro favorevole a sospingerle nella via del progresso; e le abbiamo vedute infatti da condizione quasi del tutto selvaggia, salire in breve volgere di tempo ad un grado elevato d’incivilimento, facendo propria la civiltà dei popoli che soggiogarono, o coi quali ebbero commercio. Gli abitanti della Penisola coreana e quelli dell’Arcipelago giapponese appartengono a questo medesimo gruppo, avendo più o meno sangue altaico nelle loro vene, e avendone più o meno spiccate le qualità che ne fanno il carattere. I Coreani formatisi dapprima da popolazioni presiniche, gli Yiu-yi, che abitavano l’antica Cina orientale, s’accrebbero tanto coll’elemento sinico propriamente detto, che si dimostra nel tipo nobile coreano ingentilito anche maggiormente, quanto con l’elemento mongolico, che dà la fisonomia comune a tutti popoli dell’Estremo Oriente. Il popolo giapponese, composto probabilmente esso pure da genti preistoriche cacciate dalla Cina - gli Yi, "Grandi archi" e i Tao-Yi, "Barbari delle isole" - e in piccola parte di Aino, ebbe [79] abbondanza di sangue Hiung-nu e di sangue mongolo. Questo popolo ereditò le qualità proprie della razza altaica; le quali svolse secondo le necessità sociali e politiche, secondo i tempi e secondo le relazioni con altri popoli(29). I linguaggi parlati dai popoli appartenenti a questo gruppo sono della natura di quelli, che a suo luogo vennero qualificati come linguaggi a "sintassi totalmente ascendente".


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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