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      Presso i Kiang era usanza, - dicono i testi cinesi, - che, alla morte del padre, il figliuolo dovesse sposare la matrigna, quando l’avesse; e il fratello sposare, alla morte del fratello, la cognata; come era costume appresso i Barbari del settentrione
      . Essi portarono forse nel Tibet la poliandria fraterna, che ancora oggi è in uso. "È gente, - aggiunge pure il nostro autore cinese, - di tempra forte e robusta, coraggiosa e feroce: è simile agli animali nel tollerare il sommo rigore del clima: neanche le donne e i fanciulli temono i venti, i ghiacci e le nevi delle loro altissime montagne"(31).
      Nei linguaggi parlati dai popoli appartenenti al gruppo Bhotia o tibetano ritroviamo il monosillabismo del gruppo sinico, e la sintassi ascendente del gruppo turco-tartaro. Parimente troviamo nel carattere di queste genti una certa facilità di appropriarsi la cultura [83] d’altri popoli - la religione e la scrittura dall’India e non poche usanze civili dalla Cina - come è carattere degli altaici; e al tempo stesso vi troviamo una certa originalità, come è carattere dei Sinici, nella costituzione clericale lamistica. Non bisogna neppure dimenticare che in queste popolazioni, le quali in parte menano vita selvaggia, è notevole riscontrare uno squisito gusto artistico, che in alcune popolazioni del gruppo altaico, come ad esempio i Giapponesi, è pure elevatissimo(32).
      1906.
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
      LA LIMITAZIONE DELLA PROPRIETÀ
     
      [87]
     
     
     
     
      L’avvenimento al trono della dinastia Ts’in (255 a. Cristo) portò nella Cina un mutamento politico ed economico grandissimo.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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