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      Questo nuovo sistema venne designato col nome di Ts’ien meh, il "Sistema delle strade", di fronte all’antico, chiamato, come abbiamo visto Tsing-t’ien, il "Sistema dei campi a pozzo". Ts’ien-meh significa, in vero, due strade che s’incrociano, l’una diretta da N. a S, l’altra da E. a O.; ma quest’espressione si prende anche per una vasta o indeterminata estensione di suolo; così che le due denominazioni indicano, l’una, "vasto o illimitato possesso prediale" (Ts’ien-meh), l’altra, "proprietà prediale limitata".
      Tung Chung-shu, la cui opinione su siffatto [96] argomento sarà fra poco oggetto di nota, il quale fu consigliere del re Wu-ti della dinastia Han (140 a. C.), afferma che gli ampli possedimenti territoriali, effetto dell’abolizione della inalienabilità delle terre, cominciarono appunto per opera di Shang-yang, le cui idee economiche trovarono favore presso i sovrani di Ts’in. Gli Han, che vennero dopo (206 a. C., 23 d. C.), continuarono nel medesimo indirizzo, nè portarono alcuna modificazione alla legge, che regolava la proprietà fondiaria sotto i loro predecessori(45).
      Sebbene la riforma avvenuta per opera dei sovrani di Ts’in, segni un progresso nella evoluzione della proprietà in generale, pure la più parte degli scrittori cinesi che la ricordano, sono unanimi a riprovarla, per le funeste conseguenze economiche che le attribuiscono: un disequilibrio cioè negli ordini sociali, e una mala ripartizione della ricchezza. I rivoluzionari dell’Occidente odierno sono i conservatori della Cina antica.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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