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      Queste due faccende, Annona e Commercio, formano la base della vita sociale"(55).
      Con queste parole dà principio Pan-ku al suo libro riguardante la pubblica economia. E se continuiamo a percorrere quello scritto, e gli altri che trattano la medesima materia, subito ci accorgiamo come questa elementare scienza economica cinese cominci dal porre bene in evidenza una verità, la quale, per quanto ovvia, primitiva e puerile, pare nondimeno alcuna volta ignorarsi da coloro che hanno il maneggio del bene pubblico: la necessità cioè di mangiare per vivere. "Il cibo è il Dio del popolo"(56), dicono e ripetono i vecchi libri del Confucianesimo; per indicare, con una frase energica, che innanzi tutto al popolo importa aver da campare; il resto vien dopo, e in conseguenza del benessere e dell’agiatezza. - "Quel che riunisce gli uomini in società è l’utile. L’utile è il mezzo col quale i sovrani possono mantenere uniti gli uomini in consorzio civile, e conservare su essi autorità. Procurare perciò con sollecitudine ad ognuno il modo di provvedere al [114] campamento e al bisognevole costituisce il fondamento del governo degli Stati e della pace de’ popoli". E in altro luogo: "Reso abbondante il nutrimento, e comune la ricchezza, possono gli Stati consolidarsi; e i popoli, provvisti del necessario, possono allora essere educati e condotti a civiltà". La qual cosa è confermata da quel che si trova asserito ne’ Libri sacri (nello Shi-king e nello Shu-king), dove vien detto, "doversi tener tranquillo il popolo, prima nutrendolo di poi educandolo" .... "Coi pubblici granai pieni, dice Kwan-tse(57), si potrà fare apprendere al popolo i buoni costumi e le belle maniere; ma che sia possibile governare, quando la gente manca del necessario per vivere, io non l’ho mai saputo, nè gli antichi lo seppero mai". - Non vi possono dunque essere buoni costumi, nè educazione, nè morale, nè civiltà, senza che innanzi la gente sia riuscita a procurarsi il benessere materiale, e una sufficiente agiatezza(58). Queste ci sembreranno idee alquanto [115] bizzarre; ma bisogna rammentarci, che siamo in un mondo diverso dal nostro, dove si pensa e si scrive in modo pure diverso: modo strano, a prima giunta, sebbene a riflettervi un poco, si riesca poi a trovarvi una certa assennatezza di ragionamento.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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