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      Delle prime se ne davano i soliti 100 meu, delle seconde 200 meu, e delle terze 300 meu; la qual cosa viene pure stabilita dal Cheu-li, che è il Libro dei [129] costumi del tempo della dinastia Cheu (1122-255 a. C.)(69).
      Se la famiglia dell’agricoltore, che aveva ricevuta la sua quota di terre stabilita dalla legge, cresceva di numero, eragli concessa una quota aggiunta: ossia tanto di terra coltivabile, in proporzione delle bocche(70). Anche gli uomini pubblici, gli artigiani e i mercanti ricevevano terra coltivabile, in ragione di cinque bocche, agguagliata alla quota usuale, che spettava alla famiglia del contadino(71). Una tal legge era per le terre in pianura. I monti, i boschi, le paludi, i laghi, le colline, i terreni insomma non adatti alla cultura de’ cereali, erano stimati secondo la qualità e quantità del prodotto più o meno utile, che se ne poteva ritrarre
      .
      Rispetto all’età, il libro di Pan-ku, che stiamo [130] esaminando, ci fa sapere, che i maschi ricevevano la loro quota di 100 meu di terra a vent’anni, per metter su casa; e la lavoravano fino a sessant’anni compiti; dopo non erano più tenuti a lavorare il campo, ma a sorvegliare l’azienda domestica. Da settant’anni in là, il vecchio si riposava da ogni fatica, nutrito, mantenuto e onorato al tempo stesso da tutta la famiglia(72). Così anche il fanciullo fino a dieci anni compiti, non sottoponevasi ad alcun lavoro nè fatica, che avesse a guastarne lo sviluppo; ma a undici anni si comincia ad iniziarlo ed istruirlo nell’opera campestre; e, secondo Mencio, a sedici anni poteva ricevere, alcuna volta, 25 meu di terra che aggiungevansi alla quota ordinaria della famiglia.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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