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      Questi principj morali costituiscono la natura propria dell’uomo: latenti da prima, si manifestano poi a mano a mano come singolari virtù; le quali prendono i nomi di umanità, giustizia, cortesia, prudenza, sincerità(85). La natura umana è originalmente buona; la vita virtuosa è l’attuazione di quel bene, di cui una natura sana ed integra è stata fatta capace.
      L’idea confuciana della bontà originale dell’uomo parrebbe condurre alla necessaria conseguenza, che la condotta di tutti gli uomini fosse buona e virtuosa: la qual cosa non accade nella realtà. Ma il Confucianesimo afferma altresì, che "se gli uomini sono tutti [149] originalmente uguali, l’esercizio della vita li fa tra loro dissimili"(86). Infatti non bisogna dimenticare, che l’uomo ebbe l’origine comune con gli altri animali, e che ne conserva alquanto certi sentimenti e certi istinti; inoltre egli vive in ambiente in cui molte sono le cagioni che influiscono a turbare il libero svolgimento dei principj morali ch’egli ha dentro sè stesso; e tutto ciò lo svia dal cammino indicatogli dall’esser suo. Questi fatti estranei alla vera indole dell’uomo non producono in tutti i medesimi effetti; e non turbano in tutti medesimamente la personalità morale; perciò è detto che l’esercizio del vivere rende tra loro dissimili gli uomini, i quali la natura in origine aveva fatti uguali. Tali disuguaglianze naturali diventano più tardi disuguaglianze sociali, come tra poco vedremo.
      Secondo la psicologia confuciana, il primo sentimento che si manifesta nell’animo umano è l’affetto per i suoi simili.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





Confucianesimo