- Certamente, risponde l’altro.
- Il tuo maestro tesse da sè stesso la tela; si fa da sè la veste e il berretto?
- No: prende tutto ciò da altri in cambio di grano.
- Si fabbrica da sè stesso i sandali?
- Nemmeno: si procura anche quelli, dando in cambio alquanto suo grano.
- Il tuo maestro farà uso di vasi di rame e di [165] terra cotta; ed avrà bisogno degli arnesi per coltivare il suo campo.
- Senza dubbio.
- E se li fabbrica da sè?
- No: fa un cambio, dando in baratto prodotti del suo campo.
- E dimmi, perchè il tuo maestro non tesse da sè la tela, nè si cuce le vesti, nè si fa da sè le scarpe, nè si fabbrica gli utensili e gli arnesi da lavoro di cui abbisogna?
- Ma è chiara la cosa: perchè, se facesse nel modo che tu dici, non potrebbe attendere all’agricoltura.
- O non è un insulto ch’egli fa così al lavoro dell’artigiano, sdegnando di fare egli stesso l’opera sua?
- No, perchè lo compensa col cambio di cereali, che sono il frutto del suo proprio lavoro.
- Allora, stando alla dottrina del tuo maestro, soltanto il lavoro del governare uno Stato comporta nel tempo stesso il lavoro del campo, e non merita il compenso del contraccambio. Ma sappi invece che nel mondo v’è chi lavora con le braccia, e v’è chi lavora con la mente. Chi lavora con le braccia è governato dagli uomini; chi lavora con l’intelligenza governa gli uomini. Chi è governato dagli uomini contribuisce al loro sostentamento; chi governa gli uomini conviene che da essi venga provveduto"(105).
[166]
VII.
L’uomo, ultimo e più nobile prodotto della natura, al quale il Confucianesimo assegna, come s’è visto, così gran parte nell’economia universale, è soggetto alla distruzione come il più meschino degli esseri.
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Stato Confucianesimo
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