Si può di poi appropriar l’uguaglianza all’uomo come essere sociabile, e vivente sotto determinate istituzioni politiche; ed in tal caso abbiamo varie specie d’uguaglianza. Abbiamo perciò l’uguaglianza civile, che si risolve in certi diritti legali, uguali per tutti, quanto agli atti della vita pubblica. Abbiamo l’uguaglianza politica, che vuol dire diritto di tutti a partecipare al reggimento dello Stato, sia col voto per delegare ad altri una potestà, sia con l’essere eleggibile a quella potestà stessa. Abbiamo l’uguaglianza sociale, più vaga e indefinita; perchè, fuor del dominio della legge, entra in quello delle relazioni reciproche tra gli uomini, quanto agli atti di mutua cortesia e di mutuo rispetto. E abbiamo infine l’uguaglianza economica, che pretende in ciascuno il diritto ad ugual parte di possesso di beni; e non permette, non che sproporzione, alcuna disparità di fortune.
Nessuna di queste varie forme d’uguaglianza si trovava nelle civiltà primitive; neppure l’uguaglianza spirituale. Imperocchè, secondo le antiche religioni, le [178] anime degli eroi, dei capi, dei re erano solamente riserbate all’immortalità, o ad un luogo di delizie oltre tomba: le anime del volgo morivano co’ corpi; ed anche nel panteismo bramanico, che pure rappresenta un alto grado di svolgimento del pensiero religioso, le caste ponevano una diversità spirituale tra gli uomini, e li condannavano a una diversa sorte in questa vita e nella futura. Non sarà dunque cosa di poco rilievo, se noi troveremo ammessa nella Cina, fin dall’antico, l’uguaglianza naturale degli uomini; e importerà conoscere il modo, con cui hanno colaggiù saputo conciliare la manifesta, indubitabile disuguaglianza fisica, morale e intellettuale di ciascuno, con la necessità sociale di ammettere, in tutti indistintamente, certi diritti comuni.
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Stato Cina
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