Nell’antica religione cinese occorre distinguere le credenze popolari primitive, che ne costituiscono il fondo, e la dottrina stabilita sopra queste credenze, interpretate e modificate in quella guisa, in cui ci appaiono nel Confucianesimo. Il Li-ki contiene documenti per lo studio dell’uno e dell’altro gruppo di fatti religiosi; e gli oggetti del culto dichiarati in principio appartengono ad entrambi.
Ora, come apparisce dalla lettura del testo del Li-ki, gli oggetti naturali vengono onorati in quanto sono sede di spiriti, che si suppongono essere cagione dei fenomeni prodotti da quelli oggetti medesimi. - "Le montagne e i boschi, i fiumi e le valli, i poggi e le colline fanno il vento e la pioggia, e manifestano cose maravigliose: e gli Spiriti sono cagione di tutto". Il cielo stesso, come spazio vuoto, incommensurabile, infinito, non può mettersi tra gli oggetti del culto se non definito negli astri. E siccome il culto aveva bisogno di qualcosa di visibile e definito, che colpisse i sensi, così è detto, che "nel sagrifizio di ringraziamento al Cielo, si prende per oggetto del culto il Sole". - "Dio ha fatto il suo tabernacolo nel Sole," dice il Salmista; e, pei Cinesi, nel Sole hanno [198] preso dimora gli Spiriti celesti, le cui influenze rendono produttiva la terra. Il Sole dunque, alla cui azione nulla sfugge, è, nel Li-Ki il primo materiale oggetto del culto. Ad esso si accompagnano la Luna e le Stelle.
I Veda, dopo aver nominati i principali elementi fisici, nei grandi Dei che li rappresentano, aggiungono alcuna volta un’espressione, che abbraccia tutte quelle piccole personalità divine, che non hanno nome particolare, inerenti ai fatti fisici di minore importanza.
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