Le tabelle degli antenati non erano anch’esse che feticci, contenenti l’anima del defunto; la quale non si supponeva potesse star separata da qualcosa di materiale. Tanto che, appena l’individuo veniva a morte, e non era apprestata la tabella di rito, si presentava al moribondo un pezzo di legno, perchè l’anima vi pigliasse refugio provvisorio. Inoltre, appena avvenuta la morte d’una persona, alcuno della famiglia salito sul tetto della casa, con in mano le vesti del defunto dispiegate, richiamava a grandi grida l’anima, che s’era allora allora dipartita dal corpo, e la pregava di tornare a rivestirle. Nei sagrifizi solenni, non contenti d’aver la tabella col nome del defunto, si voleva un’immagine più simigliante a lui quand’era vivo. Una persona viva era perciò destinata a far questa parte: si supponeva fosse invasata dallo spirito del morto; consumava le offerte che gli erano consacrate; era onorata come se realmente fosse l’antenato venuto in corpo ed anima a ricevere gli omaggi religiosi della famiglia. Quest’immagine vivente era in quel momento un uomo feticcio, invece d’un feticcio inanimato, d’un idolo.
Il culto degli alberi, così comune nella Cina, era un culto feticcio. Erano feticci gli alberi sacri, che si [206] credevano dimora degli spiriti tutelari dei luoghi, e quelli che si tenevano dimora in generale di spiriti benefici. "Nel fabbricare la casa non abbatterai gli alberi della collina vicina; essi mantengono bene auspicato il luogo dove dimori; e sono protetti dagli antenati".
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